DOPO 42MILA ANNI TORNANO IN VITA I NEMATODI

UN TEAM DI RICERCATORI RUSSI E AMERICANI è RIUSCITO A FAR TORNARE IN VITA ALCUNI NEMATODI, RIMASTI SEPOLTI PER BEN 42MILA ANNI.

pubblicato da Flavia Di vincenzo

Una scoperta straordinaria è stata fatta dai ricercatori dell’Istituto russo di Scienze della Terra di Mosca e del Dipartimento di geoscienze dell’Università di Princeton (New Jersey). Dopo ben 42mila anni, alcuni vermi rimasti sepolti nel permafrost dell’Artico sono tornati in vita.

Questi vermi cilindrici, chiamati Nematodi, hanno ricominciato dopo poche settimane dallo scongelamento a muoversi e a mangiare, stabilendo così un nuovo record per il tempo in cui un animale può sopravvivere alla conservazione criogenica. Attraverso le pagine di Doklady Biological Sciences, il tram di ricercatori ha fatto sapere di aver individuato più di 300 campioni di sedimenti di permafrost in tutto l’Artico e alcuni di questi sono stati poi portati nei loro laboratori dell’Università di Mosca per studiarli più attentamente.

Dalle analisi è emerso che i Nematodi presenti sono principalmente di due generi diversi: alcuni, appartenenti al genere Panagrolaimus, sono stati trovati a 30 metri sottoterra in quella che un tempo era stata una tana rimasta congelata circa 32mila anni fa. Gli altri, invece, erano del genere Plectus e sono stati trovati a una profondità di circa 3,5 metri in un sedimento di circa 42mila anni.

Posizionati nelle piastre di Petri, con un nutriente ed a una temperatura constante di 20 gradi (quindi relativamente calda), dopo alcune settimane si è notato che i vermi mostravano gradualmente i primi segni di vita. Il fatto che i nematodi siano stati trovati nel permafrost a profondità molto superiori rispetto a quella solita, rafforza l’idea che si trovassero lì da moltissimo tempo e che non c’è stato alcun accenno di scongelamento oltre il metro e mezzo quando il clima era più mite, circa 9mila anni fa. Questa scoperta aiuterà la comunità scientifica a imparare di più sui meccanismi biochimici che i nematodi usano per resistere a condizioni così estreme e aprire la strada a migliori tecnologie di crioconservazione che consente di conservare meglio i tessuti umani, processo particolarmente utile per i trapianti.

Non è la prima volta, però, che si riesce a riportare in vita un organismo così vecchio: nel 2000, infatti, la comunità scientifica era riuscita a risvegliare un batterio del genere bacillus, che per 250milioni di anni era rimasto intrappolato all’interno di alcuni cristalli di sale. Tuttavia, se da un lato questa scoperta è molto significativa per la comunità scientifica, dall’altra crea qualche preoccupazione dovuta al fatto che presumibilmente lo scioglimento del permafrost potrebbe rilasciare agenti patogeni bloccati per decine di migliaia di anni, dai batteri a gli animali, dalle piante ai funghi, potrebbero tornare in vita dopo una lunga assenza.

Anche se è da escludere che possano essere nocivi per l’uomo, la speranza è che siano tutto ciò che dobbiamo preoccuparci di trovare nel ghiaccio che si sta sciogliendo per colpa dei cambiamenti climatici.