Il principe Carlo Gesualdonacque a Venosa l' 8 marzo 1566.
Figlio di un noto mecenate ed uomo di cultura, il principe Gesualdo mostrò sin da piccolo la sua passione per la musica, coltivata grazie agli insegnamenti di maestri del calibro di Pomponio Nenna, Giovanni de Macque, Stefano Felis, Scipione Stellache gli consentirono di eccellere nella musica polifonica, nellacomposizione di madrigali e di musica sacra, generi nei quali fu un vero e proprio precursore dei tempi. A soli 19 anni Carlo Gesualdo pubblicò il primo mottetto "Ne reminiscarisDominedelicta nostra".
Grande appassionato di caccia, le sue musiche raffinate, la sua innovazione nella ricerca melodica lo resero, in poco tempo, uno dei più ricercati musicisti dagli uomini di cultura di tutto il mondo.
Come spesso accade agli artisti, la vita del principe di Venosa fu abbastanza travagliata. A segnare la sua esistenza fu un fatto di cronaca che lo vide, suo malgrado, protagonista.
Dopo aver scoperto il tradimento della moglie, Maria d’Avalos, con il conte Fabrizio Carafa, Carlo Gesualdo non esitò ad organizzarne l’assassinio.
Temendo, però, la vendetta delle famiglie dei due, si ritirò, nel 1596, nel Castello di Gesualdo, in provincia di Avellino, dove morì nel 1613 non prima di aver sposato Eleonora d’Este.
Durante la sua permanenza in Irpinia, Carlo Gesualdo, forse cercare la pace dell'anima e il perdono di Dio, si dedicò molto alla cura del paese che lo ospitava.
Fra le tante opere, fece edificare tre chiese e due conventi: uno per i Domenicani e uno per i Cappuccini.
Nel castello fece realizzare un teatro per la rappresentazione delle sue opere ed una stamperia per la pubblicazione dei testi musicali.
Grazie alla sua presenza il castello di Gesualdo divenne,così,uno tra i più importanti centri musicali del tempo frequentato da appassionati e letterati.
IL TEATRO
LA STORIA
La storia del Teatro di Avellino comincia nel primo decennio dell’800 per volontà dell’intendente del Principato Ultra, Giacomo Mazas, intenzionato a regalare al “giovane†capoluogo di provincia un luogo di crescita sociale e culturale.
Il progetto, però, non decollò mai del tutto, incontrando sulla sua strada numerosi ostacoli che condussero, nel 1925 alla vendita dell’immobile che aveva ospitato la sala teatrale.
Avellino ha dovuto attendere quasi un secolo per riappropriarsi del suo teatro cittadino: nel 2002 l’opera architettonica, ricostruita in Piazza Castello, rinasce a nuovo splendore e, come in un ideale recupero della memoria storica, viene intitolato a Carlo Gesualdo, il “Principe dei Musiciâ€.
La struttura, firmata dagli architetti Carlo Aymonino e Gianmichele Aurigemma e inaugurata dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, valorizza ed il centro storico del capoluogo irpino.
Ogni elemento urbanistico risulta perfettamente inserito in un sistema di spazi, di destinazioni d’uso e di percorsi. Il complesso teatrale, per la sua posizione strategica, gode della massima fruibilità , sia come luogo di spettacoli che come centro convegni, salotto intellettuale, laboratori di danza, di teatro e come centro di produzioni.
All’interno del Teatro la sala principale a forma circolare, in ricordo del teatro all’italiana, garantisce un corretto e ottimale funzionamento del complesso, sia distributivo che visivo e acustico, in funzione delle varie destinazioni d’uso richieste.
Infatti, il Teatro Carlo Gesualdo viene scelto per spettacoli di prosa, per l’opera, per i concerti, per il varietà , ospitando anche convegni e congressi culturali e politici.
Con la stagione 2011/12 si celebra il decennale del Teatro Carlo Gesualdo che nei suoi primi nove anni di vita ha registrato oltre 500.000 presenze.
Un numero destinato a crescere grazie all’offerta culturale che ogni anno attesta il Carlo Gesualdo come uno dei principali punti di riferimento dell’intero Sud Italia.
LA STRUTTURA
PIANO TERRA:
Biglietteria informatizzata, Foyer, Guardaroba.
Ingresso tecnici, sala di vigilanza, camerino portatori di handicap, 1 camerino, sala sartoria, sala trucco, infermeria
PRIMO PIANO:
Foyer platea, Bar.
5 camerini doppi
1° PIANO AMMEZZATO:
Servizi
SECONDO PIANO:
Foyer galleria
1 camerino da 16 posti, 1 camerino da 32 posti.
2° PIANO AMMEZZATO:
2 Cabine di regia
TERZO PIANO
2 camerini da 16 posti, 2 camerini da 4 posti, sala prove danza
QUARTO PIANO
Ingresso artisti e uffici, portineria, bar artisti, accesso al piazzale aperto, 4 locali uso commerciale.
QUINTO PIANO
Appartamento del custode, uffici.
PARCHEGGI
Parcheggio custodito coperto e all’aperto.
Inaugurato nel 2008, il Parco del Teatro gode di una posizione strategica: annesso al Teatro Comunale Carlo Gesualdo, presenta il proprio palco alle spalle di quello del Teatro, con la possibilita' di poter mettere in scena spettacoli con una sorta di doppio palcoscenico.
Uno spazio che, quindi, valorizza ancor di piu' il Gesualdo e la citta' di Avellino, che possono cosi' allargare l'offerta agli spettatori e renderli partecipi di eventi all'aria aperta.
Immerso nel verde, il Parco costituisce il punto di incontro ideale tra Teatro e natura, creando un connubio spettacolare per serate all'aperto, per poter godere del Teatro al chiaro di luna o sotto il cielo stellato d'estate ed offrire un'esperienza unica ed irripetibile ai propri spettatori.
In questo scenario caratteristico e accogliente, il Parco del Teatro, adiacente al Carlo Gesualdo, nasce come un vero e proprio polmone verde nel cuore del centro storico di Avellino, capace di ospitare nella sua arena fino a 400 spettatori.
Il Parco del Teatro impreziosisce la passeggiata tra i vicoli del centro storico della citta' di Avellino.
La sistemazione a verde attrezzato dell'area che congiunge il Duomo, la Casa della Cultura Victor Hugo ed il Teatro Carlo Gesualdo, ha restituito un nuovo volto alla Collina della Terra che, da scoscesa e abbandonata, si e' arricchita di uno spazio vivo ed accogliente.
IL SIPARIO DIPINTO
Realizzato dall'artista avellinese Gennaro Vallifuocoed inaugurato il 24 ottobre 2008, il sipario dipinto del Teatro Gesualdo, delle dimensioni di 18 metri di base per 8 di altezza, rappresenta nella parte centrale una personale interpretazione dell'autore del prospetto principale dello storico teatro comunale di Avellino, andato distrutto alla fine del XIX secolo.
Immediatamente alla destra della rappresentazione e' presente una Torre dell'Orologio, simbolo da secoli della citta' di Avellino, reinterpretata, come per altro tutti gli elementi architettonici rappresentati in chiave di quinta scenica e di teatro di verzura, con elementi floreali e arborei, quali auspici di crescita rigogliosa della citta' di Avellino.
L'intera scena e' popolata da metafisiche figure: la Dea Mefite, divinita' arcaica della terra d'Irpinia, immaginata in forma di Xoanon; un'allegoria delle muse, libero omaggio alla metafisica di Giorgio De Chirico ed alla Storia del Teatro, evocata dalla presenza delle maschere del teatro tragico e comico di classica memoria.
Sul proscenio della rappresentazione, anche esso a guisa di manichino metafisico, campeggia la figura altera del principe madrigalista Carlo Gesualdo da Venosa, munito di arciliuto, tratto da una nota raffigurazione dello stesso.
L'intera maestosa composizione e' pervasa da una radente luce proveniente dalla sinistra della scena che accarezza gli elementi rappresentati: questi sono posti su di una rappresentazione parziale della pianta architettonica di un antico edificio teatrale, sullo stesso piano verra' citato l'antico stemma araldico della Citta' di Avellino.
Il tutto ha come sfondo un blu intenso e vibrante, espressione della profondita' della storia e della nostra memoria, che attraversa i millenni, fino a proporsi nel tempo presente, in una dimensione astorica e atemporale, tipica del linguaggio artistico teatrale e musicale.