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#MosesClub pesenta Franco Ricciardi & Ivan Granatino live
"... Se non avessi fatto il cantante avrei fatto il cantante..."
Mi chiamo Franco Ricciardi e anche se questo è il mio nome d'arte è così che la gente ha imparato a riconoscermi ed è così che mi piace presentarmi.
Sono il settimo di otto figli e sono nato a Napoli...più precisamente a Secondigliano. Per spiegarlo a chi non lo conosce, Secondigliano fa parte di quella periferia di Napoli dove la creatività a volte vuol dire arrivare alla fine della giornata riuscendo a trovare il necessario per sfamare la famiglia e dove "lavoro" è una parola magica riservata a pochi. Secondigliano confina con "Scampia": un altro di quei mostri che a volte lo Stato è in grado di costruire senza pensare che ad abitarlo saranno famiglie, bambini... esseri umani. "Napoli comincia a Scampia", ha titolato un suo articolo Saviano (Gomorra), volendo affermare che i problemi di Napoli e forse di tutto il Sud cominciano proprio da esempi come Scampia: dall'assenza di quei contenuti, di quei valori sociali e di quei diritti di cui un quartiere dovrebbe essere riempito ancora prima di essere costruito.
Quando io e i miei compagni di giochi, da piccoli, vedevamo crescere sotto i nostri occhi il cemento e le mura di quegli edifici che poi sarebbero divenuti famosi come "Le vele", già sapevamo che cosa sarebbe diventato Scampia, il destino che avrebbe avuto. Cosa ti puoi aspettare quando "deporti" tanta gente nello stesso posto pensando che dandogli una casa tutti i problemi siano risolti? Oltre a dargli una casa devi dargli la certezza di un lavoro, la possibilità di studiare, la speranza in una vita da essere umani. A Scampia e Secondigliano la disoccupazione arriva al 75%... Che futuro può avere una situazione del genere?
Io sono nato e cresciuto lì, in quell'ambiente e con quei ragazzi. E non rinnego queste origini... anzi, me ne faccio un vanto, perchè per tanti ragazzi e ragazze io sono il simbolo di un riscatto, di una rivincita che ci può essere se hai – e ti dai - degli obiettivi... perchè come dico in una mia canzone che si intitola "Annure" (A Nudo):" ... nasciamo tutti nudi... ma è poi la vita che ci veste, con l'esperienza, con le opportunità, con i valori che siamo in grado di dargli".
Io avevo un obiettivo... fare il cantante, l'autore di canzoni, stare davanti ad un pubblico...:" Se non avessi fatto il cantante avrei fatto il cantante", dico sempre. Sembra un paradosso questa frase ma è la verità. Per me cantare più che un lavoro è un destino, una scelta senza alternativa. Volevo fare questo e questo ho fatto. Canto da più di venti anni, da quando a undici anni mi fecero cantare per le nozze d'argento dei miei genitori. Da allora non mi sono più fermato, e la mia voglia di esplorare mondi musicali nuovi, la curiosità di conoscere, scoprire, mettermi alla prova non si è mai saziata.
Non ho avuto la possibilità di studiare molto e tutto quello che so l'ho imparato grazie alla mia curiosità e alla mia capacità di ascoltare. Anche se sembra un luogo comune, la mia Università è stata davvero la strada.
La strada ti insegna tante cose. Cammini e raccolgi frammenti di storie, le voci della gente... a volte è anche il silenzio a insegnarti qualcosa: le immagini, i sassi, le case, gli sguardi... e capisci che anche nel fango spesso può nascere un fiore. Le persone con le loro vite, con i loro problemi, con i loro amori sono opere d'arte viventi. Per questo amo fermarmi a parlare con la gente che mi ferma per strada, mi riconosce perchè ha ascoltato un mio disco o perchè mi ha visto in una serata.
Il mio primo gruppo – se così si può chiamare – l'ho formato da bambino. Le chitarre erano le scope e il microfono un rotolo di carta igienica che mi faceva da microfono. Poi mi piaceva cantare nei portoni dei palazzi, perchè l'eco che si formava mi sembrava dare alla mia voce un colore speciale... come se avessi un amplificatore.
Quando scrivo un nuovo pezzo non uso uno strumento musicale. Se lo facessi sarei limitato dal fatto di non avere una grande tecnica. E allora preferisco che le melodie, i ritmi, scorrano liberamente dentro di me, magari sollecitate da un'immagine o una frase che poi diventerà il seme dal quale un pò alla volta nascerà il testo.
Poi con i miei musicisti lavoro su questi elementi. Spiego cosa vorrei, il tipo di suono, le sensazioni che provo. E in maniera artigianale un pò per volta nasce un nuovo brano.
Prendi ad esempio "Cuore nero", un pezzo al quale sono molto legato che ho scritto insieme ai 99 Posse e che tra l'altro ho registrato in varie versioni. Ha una percussività ossessiva, quasi tribale, ma che richiama anche tanti ritmi mediterranei caratteristici dell'area mediorientale e dell'Italia del sud come la "taranta". C'è una frase chiave: "Siamo Tutti Africani" che , in qualche modo, ancora una volta richiama un concetto che per me è fondamentale:" La periferia di Napoli rappresenta simbolicamente tutte le periferie del mondo".
Il sud del mondo a volte è un fatto di prospettiva, di punto di osservazione. Esiste un meridiano che gira intorno a tutto il mondo e unisce il Darfour, con le Favelas; Il Bronx con Scampia. "Ci han preso tutto ma non potranno prenderci l'anima", dico a un certo punto. Questo è il denominatore comune che unisce questi universi... l'anima... l'unica cosa che se non vuoi non potranno rubarti mai. Ecco perchè spesso proprio da quesi luoghi dimenticati e abbandonati sono cresciuti grandi artisti. Perchè l'anima è l'unica cosa che ti rimane ed è solo su quella che costruisci il tuo riscatto. Una canzone a volte è la sublimazione di mille storie, di mille vite, di persone che a volte fanno fatica a mettere radici e a crescere "come un fiore nel fango".
Ed è per questo che quando lo scorso anno ho deciso di produrmi da solo la mia etichetta l'ho chiamata "Cuore nero Project". Un punto d'arrivo e di partenza al tempo stesso con il quale mi sento finalmente libero di esprimermi come meglio credo senza imposizioni. Non a caso il primo prodotto pubblicato, alla fine dello scorso anno, è stata una raccolta che raccoglie tutte le cose più significative che ho fatto nel corso della mia carriera. Una raccolta un po' "contaminata" come è contaminazione tutta la musica napoletana. Si intitola appunto "86/09" dall'anno in cui ho iniziato fino allo scorso anno.
Napoli è, se vogliamo, una capitale della musica. E lo è perchè la musica è dappertutto. La musica è nel ritmo e nel suono della "lingua" napoletana... a Napoli in un modo e nell'altro si può vivere di musica. Si potrebbe dire che a Napoli la musica è come "Miseria e Nobiltà" di Eduardo Scarpetta... puoi trovare i neo-melodici con canzoni pop più o meno interessanti, ma trovi anche il jazz, il blues, la musica etnica, la grande tradizione classica e operistica dei Cimarosa, Paisiello, Pergolesi. Trovi i ritmi mediterranei provenienti dalla Grecia, dalla Spagna, dall'Africa, dal medioriente.
La musica a Napoli è come l'insalata di rinforzo che si fa a Natale con le verdure e col capitone. Il giorno dopo ci aggiungi qualche cosa (la rinforzi) di nuovo... e più sapori aggiungi e più diventa buona e saporita.
A proposito di "insalata di rinforzo"... che a Napoli si chiama "Papacella". Una volta ho scritto una canzone proprio facendo una metafora tra l'insalata di rinforzo e la Camorra. La presentai al Festival di Napoli e la eliminarono subito. Riccardo Pazzaglia però, che era in commissione, sottolineò il suo dissenso segnalando la qualità del brano. Il giorno dopo mi richiamarono e vinsi il premio per il miglior testo. Ricordo che quell'anno il Festival era presentato da Iva Zanicchi.
Io nell'arco di questi anni ho fatto un percorso artistico nel quale mi sembra di essere cresciuto. Si potrebbe in qualche modo fare un parallelo proprio con "Miseria e Nobiltà" vivendo tutti i contrasti e tutte le sfaccettature della musica napoletana. Sono partito da ragazzino facendo le serate nei locali e cantando un certo tipo di musica e, a poco poco, prendendo coscenza delle mie possibilità e scoprendo quello che realmente volevo dalla musica, sono arrivato ad essere il protagonista di un musical come "167": un opera cucita su di me da un grande scrittore e autore come Peppe Lanzetta.
Ricordo che Peppe Lanzetta ha collaborato con musicisti come Edoardo Bennato, Enzo Avitabile, James Senese, , Joe Amuruso, Rino Zurzolo e Franco Battiato. Nel cinema ha collaborato con Tornatore, Liliana Cavani, Luciano De Crescenzo, Asia Argento, Nanni Loy. Pensare che un autore di questo calibro abbia scritto per me è realmente un grande onore.
"167" è stato un punto di svolta nella mia carriera. L'opera attraverso la quale sono riuscito realmente a propormi nella dimensione che mi è più congeniale. In un certo qual senso ha "sdoganato" Franco Ricciardi, mostrandolo finalmente come un artista in grado di andare nella direzione di una napoletanità oltre "la napoletanità".
"167" è come tutti sanno è la legge che sancisce il diritto alla casa. La legge che ha permesso a "mostri" come Scampia di sorgere e accogliere una comunità senza averne le condizioni sociali. "167" è un grido di accusa che scaturisce non solo dalla periferia di Napoli, ma da tutte le periferie del mondo, dove la gente è costretta a sopravvivere più che a vivere. Una periferia dove, a volte, parodossalmente, "L'illegale alimenta il legale".
Quei ragazzi di Scampia e Secondigliano io li ho nel cuore, perchè se non avessi avuto la musica forse sarei uno di loro. Quindi non li scuso e non li condanno. Piuttosto cerco di fare qualcosa per loro. Vado spesso al Carcere Minorile, canto per loro. Cerco di portargli il messaggio che anche loro ce la possono fare... non dall'alto di una cattedra, ma come uno di loro: uno che ha vissuto e vive tutt'ora in mezzo a loro.
Che cosa potevano essere di diverso se la società non gli ha dato alternative... prospettive e valori?
La TV propone continuamente il modello di famiglie serene, sane, dove i ragazzi sono belli, sorridenti e ben vestiti da scarpe e jeans firmati. "...E' la pubblicità della felicità", come dico in un brano del mio prossimo album, in uscita in autunno. E' chiaro che se i mezzi di comunicazione forniscono questi modelli di una società in qualche modo "drogata" dal benessere esasperato, come puoi pensare che ragazzi i quali non hanno nulla, non cerchino di uniformarsi a questi modelli anche in maniera sbagliata? La pubblicità ti dice che se non hai addosso certi simboli non sei nessuno, non puoi avere una ragazza, non sei riconosciuto come "uguale". Ecco perchè laddove lo Stato non è presente c'è un altro potere pronto a prendere il sopravvento.
Per questo penso che "167" sia importante un'opera importante:"un punto di svolta", come dicevo
Tornando però alle collaborazioni musicali che ho avuto negli ultimi anni sono molto orgoglioso di quella con Marcello Colasurdo: un grande musicista che attualmente sta collaborando con la Real World di Peter Gabriel. Marcello è un ex- operaio dell'Alenia che musicalmente si è affermato con il gruppo "Ezizi" e che, nel corso degli anni, ha collaborato con gli Alma Megretta, 99 Posse, Daniele Sepe e la Nuova Compagnia di Canto Popolare che, come sappiamo fu fondata dal grande Maestro Roberto De Simone. Dal punto di vista cinematografico Marcello Colasurdo ha lavorato con Federico Fellini e Giorgio Presburger.
Ho un ottimo rapporto di collaborazione con Enzo Avitabile con il quale ho scritto il brano "Core" e con il quale spero di poter collaborare ancora.
Adoro Enzo Gragnaniello: un autore dotato di una grandissima sensibilità e una grande persona dal punto di vista umano.
Mi è piaciuto molto collaborare con i 99 Posse e con Speaker Cenzou: uno dei primi in italia a trattare in maniera originale – senza scimmiottare i Public Enemy e i Beastie Boys – temi e argomenti legati alla "street knowledge" (la cosiddetta cultura della strada)
"La cultura della strada " sarà ancora protagonista del mio nuovo album in uscita nel prossimo autunno.
La periferia, le sue contraddizioni, la sua universalità piena di contrasti, di eccessi e di esagerazioni sarà ancora una volta il propulsore delle mie nuove canzoni. Se vogliamo con maggiore consapevolezza e convinzione dei miei mezzi espressivi.
Contrasti ed eccessi che si esprimono attraverso l'esasperazione di certi elementi sonori. L'elettronica, l'house, il rap, l'hip hop che fanno da contraltare alla natura etnica e mediterranea della cultura musicale napoletana. Un lavoro trasversale, o di cross-over come si dice tecnicamente. O meglio ancora, un album di idee, di parole e di suoni che, tiene conto di tutta la mia storia e della mia curiosità musicale.
Il suono della periferia è esagerazione ed esasperazione. L'esagerazione è a volte l'unico modo per farsi ascoltare e farsi notare. Certi suoni sguaiati che sembrano uscire dagli altoparlanti di stereo aperti "a palla" sono il frutto di una scelta che tende a mettere in evidenza la crudezza di una realtà che a volte non ti permette di uscire se non "urlando".
La periferia non è eleganza. La periferia fa storcere il naso ai benpensanti e spesso si esprime anche attraverso il grottesco...e il grottesco si mescola via via con i "quarti" nobili della città fino ad arrivare alle vie eleganti del centro. Quello che per esempio succede con la movida del sabato sera, dove tutti possono "brillare" per una notte:"Ognuno col suo dio... gridando la sua idea". Ed appunto quello che dico in un altro dei brani del prossimo album
Il primo singolo si intitola "la Mano Sinistra Di Dio" e si ispira alla storia di Maradona. Ma attenzione... non il Maradona del calcio. Quello di cui parlo è il Maradona figlio della periferia e che, nonostante il successo e la ricchezza, non riesce a liberarsi di questo marchio, di questa voglia di emergere attraverso l'eccesso e l'esagerazione. La fame atavica che lo fa mangiare come un bulimico e deforma il suo fisico da campione. I soldi che non riescono a soddisfare il suo bisogno di avere le cose più belle e costose. I falsi amici desiderosi solo di prendere senza mai dare niente. Il talento superlativo che non gli è servito a guadagnargli la felicità e la serenità... forse perchè, al di là del talento naturale, non aveva altri obiettivi.
Quando giro per le strade di Napoli e la gente mi ferma per salutarmi o chiedermi l'autografo a volte mi sembra di sentirmi un pò come Maradona... ma io fortunatamente un obiettivo ce l'ho ... "la musica". In fondo ve l'ho detto all'inizio:" Se non avessi fatto il cantante avrei fatto il cantante".