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THE LAZARUS EFFECT

pubblicato da Tommaso Cianciaruso

In un'università californiana, il dottor Frank Walton è a capo di un progetto di ricerca denominato Lazarus. Lo affiancano la fidanzata Zoe e i giovani assistenti Clay e Niko. Lo scopo della ricerca era migliorare l'attività cerebrale dei pazienti in coma, ma, come scopre anche la giovane studentessa Eva, unitasi al gruppo con lo scopo di filmarne gli esperimenti, i risultati sono stati superiori alle aspettative. Infatti, il team ha creato un particolare siero e tenta un esperimento senza precedenti: riportare in vita Rocky, un cane. Il tentativo riesce: il cane torna in vita e Frank e Zoe se lo portano a casa per controllare gli sviluppi del suo stato. Rocky sembra normale, ma, dagli esami, il siero risulta ancora nel suo cervello, mentre avrebbe dovuto scomparire in breve. Poi il cane comincia a perdere appetito e a diventare aggressivo. La preside dell'Università scopre la piega presa dall'esperimento e se ne lamenta con Frank, che si difende vanamente spiegando l'importanza della ricerca. Frank capisce però che qualcuno ha fornito alla preside i video degli esperimenti. Conseguenza di ciò è che all'improvviso tutto il materiale del progetto viene confiscato e il team è esautorato. Rimasti senza nulla che provi la riuscita del loro esperimento, i componenti del team pensano di ripeterlo entrando di nascosto nel loro laboratorio con un altro cane da resuscitare. Le cose però vanno male e accidentalmente Zoe prende una scossa elettrica mortale. Frank si ritrova di fronte a un terribile dilemma: usare o no sulla sua fidanzata il siero e riportarla in vita? 
Il tema è affascinante: la vita, la morte, il ritorno dalla morte. Ma è un tema con il quale l'horror ha sempre giocato sin dai tempi di Frankenstein e in fondo, questo film è una sorta di rivisitazione scientifica dell'argomento già affrontato in Pet Sematary o, molto prima, nel famoso racconto La zampa di scimmia. Avendone la possibilità, è giusto riportare in vita una persona cara? E con quali conseguenze? Lo sviluppo della vicenda - con il team di ricercatori, il richiamo all'aldilà e l'uso della tecnologia - rimanda anche a Linea mortale, un buon horror metafisico di oltre due decenni fa. 
Se il tema non è nuovo, l'approccio modernista e scientifico è abbastanza fresco e, nella prima parte del film, la storia è raccontata con il giusto ritmo presentando la problematica con vivacità e realismo. Purtroppo gli sviluppi della seconda parte del film sono però piuttosto scontati e, soprattutto, non particolarmente motivati. Precipitano il film, piuttosto sbrigativamente, in un territorio orrorifico banale dove tra scienza e soprannaturale non c'è partita. Il percorso è quindi quello un po' prevedibile e tipico di questi ritorni dalla morte, anche se è compiuto con sufficiente energia. Date le premesse, c'era la speranza in qualcosa di più nuovo e intrigante, ma a livello spettacolare il film regge abbastanza (almeno sino al finale, più concitato che persuasivo) e la suspense è gestita con discreta abilità da Gelb - specializzato in documentari (e la cosa si apprezza nella concretezza della messa in scena) - grazie anche a un uso parsimonioso ma efficace degli effetti speciali. 
Il background traumatico dell'incendio che tormenta la protagonista e le divagazioni filosofico-religiose che compaiono talora nei dialoghi degli scienziati vorrebbero forse dare un senso profondo a quanto accade, ma sono solo accenni che restano superficiali e forniscono al più qualche mera suggestione. 
Buona parte del merito se il film, nonostante le carenze narrative, si mantiene complessivamente vedibile va a un buon cast che rende credibili personaggi già comunque discretamente tratteggiati in fase di sceneggiatura. Il migliore è Mark Duplass, umano quanto basta nel suo dramma: in campo horror si era già fatto notare recentemente in Mercy, in un ruolo del tutto diverso a testimonianza di un ampio raggio interpretativo. Intensa e affascinante anche Olivia Wilde (nota per la sua partecipazione a Dr. House).

fonte:mymovies