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Venerdì 27 Luglio alle 12, nello studio dei curatori fallimentari Bruno Piazzola e Lorenzo Miollo era fissato l’appuntamento per tentare di vendere all’asta la Melegatti e la Nuova Marelli in un’unica soluzione, ma l’iniziativa non ha avuto gli esiti sperati.
La base d’asta di 18 milioni di euro, con offerte accettate già a partire dai 13,5 e rialzi di 20 mila euro, evidentemente è stata giudicata troppo alta o non abbastanza appetibile da eventuali acquirenti, nonostante i gruppi interessati non mancassero. Si preannuncia quindi un definitivo addio allo storico marchio del pandoro veronese, brevettato da Melegatti proprio 124 anni fa. Quello del 2018 rischia in ogni caso di essere il primo Natale senza il logo del gruppo veneto, il cui fallimento era stato dichiarato lo scorso maggio.
Nelle ultime settimane il personale, ridotto a 11 lavoratori su un totale di 50 dipendenti (che ora temono la cassa integrazione), avevano continuato a mantenere in vita il lievito madre utilizzato dal 1894 per produrre il pandoro, nella speranza di riprendere l’attività. Un lievito storico, che i dipendenti intendono salvare comunque. Se il tribunale non dovesse dare il via libera ad una nuova asta, si dovranno seguire i tempi lunghi della procedura fallimentare: la verifica dello stato passivo, il programma di liquidazione e la vendita. Per l’azienda sembra quindi sfumata la speranza di far ripartire lo stabilimento di San Giovanni Lupatoto e avviare la campagna natalizia.
La società calcistica dell’Hellas Verona, nelle scorse settimane, aveva fatto una mossa concreta nel segno della solidarietà ai lavoratori e alle loro famiglie. Sulle maglie da gioco indossate durante tutte le amichevoli di luglio è infatti comparso il nome Melegatti. La società gialloblù ha anche deciso di rinunciare alla riscossione dei crediti nei confronti dell’azienda. L’aiuto è arrivato anche da parte dei tifosi, che hanno acquistato le magliette con il logo Melegatti utilizzate durante le amichevoli. Come ha precisato il club, tutto il ricavato sarà devoluto alle famiglie dei dipendenti, perchè oltre 120 anni di storia non meritano di essere cancellati. E decine di famiglie veronesi non meritano di restare senza lavoro.
Il futuro dell’azienda e di tutte queste famiglie ora è unicamente nelle sorti della prossima asta, che deciderà se si scriverà o meno la parola fine.