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È un mondo bifronte quello dei pagamenti in mobilità. Fratturato in due all’incirca all’altezza dell’equatore. Da una parte si discute di NFC e app, dall’altra di SMS e commissioni. Due situazioni che partono da scenari e presupposti diversi, ma che trovano nei dispositivi portatili il mezzo per interagire e comunicare, non solo verbalmente.
“Il 90% del sistema dei pagamenti non è mutato poi molto dal 1960 al 2010: l’ultimo vero cambio di paradigma risale all’introduzione delle carte di credito”, spiega Anuj Nayar, senior director of global initiatives di PayPal. Oggi più che mai però l’esperienza di acquisto si prepara ad essere ribaltata dalle fondamenta da un terremoto al cui epicentro ci sono i dispositivi mobili. Il fatto che in diversi Paesi non siano stati percorsi tutti i graduali passi dell’evoluzione tecnologica, ma si sia saltati online direttamente via smartphone, ha contribuito ad abbattere diverse barriere. “I clienti del mercato mobile raddoppieranno in pochi anni e questo modificherà il modo di vedere le cose“.
Da un lato i colossi dell’elettronica. Samsung ha lanciato Samsung Pay, Google ha parlato di Android Pay, Apple ha svelato il nuovo Apple Watch, che permette di pagare in mobilità senza neanche tirar fuori lo smartphone. Se aggiungiamo poi “le vicende di SoftCard, LoopPay e Paydiant, abbiamo probabilmente assistito alle tre settimane più attive dal punto di vista delle acquisizioni nell’intera storia dei pagamenti”. E tutti i big cercano di consolidare le posizioni per capire quale sarà la prossima mossa in un settore che si muove a un ritmo forsennato dopo anni in cui è stato dormiente.
Dall’altro lato è piuttosto il mobile pay a rappresentare un accesso a servizi finanziari prima negati, da quelli bancario-creditizi a quelli assicurativi, secondo uno schema di conversione tra valuta corrente ed elettronica gestito via sms dagli agenti delle compagnie telefoniche, che, soprattutto nelle aree rurali, agiscono come veri e propri agenti di cambio. Se infatti tra Africa, Sud America e Asia ci sono 2,5 miliardi di persone senza conto corrente, oltre un miliardo di queste è dotata di un telefono cellulare.
“La rapida diffusione rappresenta una grande opportunità di allargamento per la partecipazione al sistema finanziario globale”, spiega Ismail Ahmed, con un passato all’ONU e oggi fondatore e CEO di WorldRemit, società specializzata in money transfer e invio di rimesse online. In un recente rapporto, GSMA ha annunciato che il numero di utenze attive ha superato i 100 milioni di unità (103 per l’esattezza, rispetto ai 73 del 2013), divisi tra 259 servizi e 89 Paesi (il 60% dei mercati in via di sviluppo).
Se differiscono i modelli però, le esigenze sono universali. “I consumatori voglio fare due cose: risparmiare tempo e risparmiare denaro. I venditori vogliono invece aumentare i ricavi e ridurre i costi. Per proporre nuove soluzioni bisogna soddisfare entrambi” riassume Nayar. Il servizio PayPal Here (in UK e Australia dall’estate, negli USA entro fine anno) è un tentativo che va in questa direzione. Si tratta della seconda generazione dellettore di carte Chip e PIN abilitato NFC, che si collegherà semplicemente con un dispositivo mobile (iOS e Android) via Bluetooth e consentirà di accettare ed effettuare ovunque pagamenti sicuri tramite app. Un po’ come avere un registratore di cassa sempre a portata di mano.
La semplicità d’uso può essere lo strumento giusto per scardinare quel misto di diffidenza verso la trasparenza nel tracciare i pagamenti, difficoltà nell’abbandonare abitudini consolidate e ritardo in termini di alfabetizzazione tecnologica dovuto al digital divide, che continua a frenare la diffusioni di massa dei nuovi metodi di pagamento. Il 70% delle transazioni in Europa si effettua ancora in contanti, la parte riservata al mobile rappresenta ancora la punta dell’Iceberg. Una goccia in un mare che potrebbe peròespandersi grazie ai wearable: “Saranno sempre più potenti, e dal punto di visto del consumatore è qualcosa che indosseresti comunque quindi renderebbe tutto più naturale”, conferma Sam Shrauger, SVP for digital solutions di Visa Inc.
Coi vari servizi basati su Apple o Android anche app e modalità di pagamento potrebbero moltiplicarsi. Ma è un aspetto che non preoccupa i network: “Ci consideriamo una piattaforma: Google loè per le ricerche, Facebook per le relazioni sociali, noi lo siamo per i pagamenti”. E i sistemi possono fare da volano reciproco. La partnership stretta da Visa con fastacash, per esempio, darà ai clienti delle banche associate la possibilità di effettuaretransazioni via Facebook, Twitter, WhatsApp o LinkedIn, mentre a partire dalla prossima estate, il servizio Visa Direct supporterà diverse valute per rendere l’invio di denaro semplice e veloce, usando solo il numero di cellulare. Con una logica P2P applicabile a diverse latitudini.
I margini di crescita ci sono e secondo i dati che Ipsos ha raccolto per PayPal, la spesa mobile è in crescita esponenziale. Dall’analisi dei 22 maggiori mercati è previsto un salto che vedrebbe quasi triplicare il volume di affari dai circa 102 miliardi di dollari del 2013 agli oltre 290 del 2016. Un salto dovuto ancora una volta ai mezzi: negli ultimi 12 mesi i responsabili erano i PC per l’86% degli acquisti, gli smartphone per il 9% e i tablet per il 5% mentre nel prossimo anno le stime parlano di un calo per dispositivi fissi (79%) e di una crescita per i mobili (rispettivamente al 14% per i telefoni e al 7% per le tavolette). La possibilità di leggere recensioni, confrontare i prezzi e pagare via app o direttamente col proprio dispositivo è vista come una risorsa.
La semplicità di utilizzo, sottolinea anche MasterCard, è al centro dei pensieri degli utenti insieme alla sicurezza. Nella terza edizione del suo studio annuale, realizzato in collaborazione conPRIME Research, la multinazionale ha preso in considerazione le conversazioni dei consumatori sui social media, analizzando nel 2014 oltre 19,1 milioni di post degli utenti su Twitter, Facebook, Instagram, Forum, Weibo, Google+ e YouTube. Il risultato è un quadro da cui emerge che la maggior parte delle discussioni (71%) verte sull’innovazione digitale e l’esperienza di pagamento e che in generale il 91% delle conversazioni sulla sicurezza è stato positivo, in netta crescita rispetto ai dati 2012 (solo 20%).
La percezione è cambiata anche grazie agli investimenti sullatokenizzazione e le tecnologie biometriche. Se al posto delle cifre reali della carta circolano in Rete degli alias crittografati legati univocamente ai singoli dispositivi o transazioni, il portafoglio virtuale di carte rimane al sicuro. “In questo senso, HCE e i software basati su cloud sono un altro passo in avanti”, ha dichiarato Paolo Battiston, Division President Italy and Greece di MasterCard. “Questo approccio, integrato con MasterPass, consentirà di estendere i mobile payment, effettuati in modalità contactless o da remoto, a tutti i consumatori”.
L’integrazione tra servizi apre infine nuove porte, e portiere, se guardiamo agli oggetti connessi in ottica di Internet of Things. Potrebbe essere infatti il frigorifero a comprare da solo online il latte quando finisce e potrebbe non volerci molto per ordinare un pranzo e pagarlo direttamente dalla propria auto. Ci stanno lavorando MasterCard e Ford così come Accenture e Pizza Hut. Bastano dei sensori Beacon posizionati nei ristoranti e l’integrazione di Visa Checkout nel cruscotto per trovarsi una margherita fumante sul sedile del passeggero senza nemmeno scendere dalla macchina. Il motore del cambiamento, ormai, si è messo in moto. Non resta che allacciare bene le cinture.