IROKO CONTENT


  • TYPE
    CLUB
  • WEBSITE
    https://www.facebook.com/SaveIroko/info
  • ADDRESS
    largo campo - salerno - 84126 - salerno - CAMPANIA
  • INFO
    Questa è la storia di un sottoscala buio e tetro, è la storia di un club angusto, è semplicemente la storia di un rito che si consumava ogni venerdì, segnando per sempre il gusto musicale di chi ha frequentato il luogo. Prima aveva altre denominazioni, io, però, l’ho conosciuto come Iroko Content e l’ho visto morire come Iroko Content. Il “cerimoniale” si consumava lì, nel cuore del centro storico di Salerno – città di 140000 abitanti con un basso tasso di amanti della musica elettronica – ogni venerdì, un piano sotto terra, grazie a Eddy Palescandolo e alla sua creatura Din_Dada.
    Un posto dove Nike Dunk si divertiva ballando insieme alla camicia con le iniziali, un posto che non subiva le tendenze musicali ma le creava, un posto dove poter ascoltare battiti lontani anni luce rispetto a quello che dettava la nightlife salernitana dell’epoca (2006 e oltre). Un posto che campava di vita propria, un posto dove vivere un’esperienza vera e reale, lontano e agli antipodi rispetto a “locali pettinati” e salottini borghesi, sempre prestanti al giudizio e al pregiudizio verso la nostra musica.
    I dj resident Ernesto Valitutti, Roberto Perotti, Alessandro Riviello, Ivo Toscano, Gigi Riviello e Angelo Marrocco hanno avuto, negli anni, l’arduo compito di aprire le danze ad artisti del calibro di: Ben Klock, Akufen, Abe Duque, Efdemin, Marcel Dettman, Seth Troxler (quando ancora non era un business man), Linkwood, Roman Flugel, Jay Haze, Daso, Agnès, I.F.M., Sasha Dive, Nick Hoppner, le residenze di Fabio Della Torre e Carola Pisaturo, ancora, Vera, Tyree Cooper, System Of Survival, Altered Natives, Tobias Freund; tutti “mammasantissima” che hanno traghettato l’animo dei circa 300 aderenti al rito consumato ogni venerdì tra sudore, gioia e musica. I ricordi sono indelebili, difficili da immaginare per chi non c’era, scalfiti in eterno nella mente di chi c’era. Ricordi che non possono rimanere isolati nella mente di chi l’ha vissuto, ma vanno tramutati in racconti per ricordare cosa c’è stato e quello che è successo dietro quella porta nera.
    Non importava che tu fossi amico di ‘Tal dei tali’, dovevi pagare, in compenso, però, ballavi e non pensavi a nient’altro fino alle 7 del mattino, fino a quando il buttafuori non sbraitava dicendo la frase di circostanza: “Ragazzi, forza! Stiamo chiudendo!” Non c’erano tavoli e nemmeno Pr che ti allietavano lo scroto con la promozione dell’evento durante la settimana. C’era una programmazione per tutta la stagione e rimaneva quella. Prima di entrare il percorso comprendeva in ordine: porta nera, scalette, cassa per pagare il ticket d’ingresso, ancora scalette e poi un’altra porta. A qual punto si creava l’attesa, suono ovattato che non ti faceva distinguere una cassa in 4/4 da un clap, non ci pensi e la seconda porta si apre; La musica sembra risucchiarti, c’è oscurità ma si percepisce che la consolle è dritta davanti. Il resto musica, punto.
    L’Iroko, inoltre, non era soltanto contenitore di musica elettronica, ogni sabato, infatti, la serata era dedicata ad altre arti musicali, ricordiamo tra tanti: Bud Spencer Blues Explosion, Tre Allegri Ragazzi Morti e Massimo Volume. Tutto racchiuso sotto un unico denominatore comune: Si tornava a casa sempre completamente soddisfatti, con l’udito andato a puttane ma con il cuore pieno di amore.
    L’Iroko non era un club, era il club.

    fonte: witclub.net

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