ADDIO A MARCO PANNELLA, IL LEADER RADICALE DI MILLE BATTAGLIE

AVEVA 86 ANNI IL SIMBOLO DELLA LOTTA NON VIOLENTA PER I DIRITTI CIVILI E POLITICI

pubblicato da Mino Melc

Muore, a 86 anni, il protagonista delle mille battaglie dell'Italia del Novecento, il simbolo della lotta non violenta per i diritti civili e politici: l'Italia dice addio a Marco Pannella. Lo storico leader Radicale era malato da tempo e, dopo aver trascorso le ultime settimane nella sua casa di via della Panetteria, mercoledì pomeriggio ha subito un ultimo, fatale, peggioramento. E' stato ricoverato nel nella clinica Nostra Signora della Mercede e lì, giovedì 19 maggio, poco prima delle 14, si è spento mentre lo assistevano i 'vecchi compagni' di un tempo. 

 

E' stata un'agonia lunga, quella di Pannella, costretto negli ultimi mesi a saltare le sue quotidiane tappe in via Torre Argentina e a restare in casa dove, con il passare dei giorni, si susseguivano le visite di politici di ieri e di oggi, di cantanti, uomini di cultura, vecchi amici. Aveva un tumore al fegato e uno ai polmoni ma, nonostante il graduale peggioramento della malattia, Pannella non ha mai perso la sua verve. "Ha resistito in questi tre mesi soffrendo ma anche regalando agli altri e a sé stesso momenti di gioia. Scherzava dicendo che 'l'erba cattiva non muore mai' ed era comunque attaccato alla radio. E si incazzava pure", è il racconto di Rita Bernardini che, con Sergio D'Elia, Elisabetta Zamparutti, Alessandro Capriccioli, Matteo Angioli e Laura Harth, ha vegliato sugli ultimi momenti di vita del leader Radicale.

Pannella, al loro arrivo, dormiva. Era infatti sedato e era stato proprio lui a chiederlo dicendo 'aiutatemi', racconta Bernardini ribadendo come il 'vecchio leone' abbia lottato fino all'ultimo. E, osserva commossa, "ora fa impressione non vederlo più reagire, o parlare". Nella clinica di via Tagliamento è stato un continuo viavai di amici e politici. La commozione è stata forte, la sensazione è che, per dirla come Giuliana Graziani, militante radicale di lungo corso, con la morte di Pannella "si è chiusa un'epoca".

Arrivano il segretario Radicale Riccardo Magi e Mina Welby, Bobo Craxi e Fausto Bertinotti e non manca di porgere il suo saluto l'ex presidente della Comunità ebraica romana Riccardo Pacifici, che ricorda il legame fortissimo tra Pannella e il mondo ebraico. Tutti gli altri avranno modo di salutare Pannella alla camera ardente allestita a Montecitorio dalle 15. Mentre nella notte tra venerdì e sabato una lunga veglia al partito segnerà la vigilia dell'ultimo saluto allo storico leader: sabato tra la gente a Piazza Navona, la "piazza di tante battaglie".

Poi la salma di Pannella sarà portata nella sua città natale, Teramo, e lì sarà sepolto. E di Pannella resterà l'immensa eredità delle battaglie messe in piazza: da quella per il divorzio a quella per la legalizzazione delle droghe leggere, da quella per il miglioramento delle condizioni dei detenuti a quella contro la fame del mondo. Manifestazioni, provocazioni, scioperi della fame, infiniti monologhi via radio hanno segnato la vita politica di un leader che, tra l'altro, fu il primo a indicare Oscar Luigi Scalfaro come il più adatto alla presidenza della Repubblica, salvo poi pentirsene.

"Un leone della libertà", è l'omaggio del premier Matteo Renzi, che quasi interrompe la conferenza stampa con il suo omologo olandese per rendere omaggio a Panella. "Un protagonista mai legato al potere, che è riuscito a cambiare il Paese da minoranza", ricorda il presidente della Repubblica Sergio Mattarella quasi sfiorando il rammarico ch serpeggia tra i compagni più vicini al leader radicale: quello di non aver avuto mai incarichi di governo e, alla fine, di non essere neppure stato nominato senatore a vita.

"Pannella mancherà a tutti, persino ai suoi avversari, è molto amato ma poco riconosciuto nei suoi meriti in questo paese che tanto gli deve", è il graffio dell'amica di una vita di Marco, Emma Bonino.

Alfiere dei diritti individuali e inventore della disobbedienza civile, Pannella è stato capace di attirare tra i radicali i giovani contestatori degli anni settanta e poi, vent'anni dopo, di allearsi con Berlusconi. Ma nessuno direbbe che è stato un voltagabbana. Per lui l'importante era far vincere le sue idee. Certo non è stato un politico convenzionale: farsi arrestare per aver fumato uno spinello in pubblico (successe nel 1975) non è da tutti. 

Anche la sua vita privata è stata fuori dagli schemi: "Sono legato da 40 anni alla mia compagna Mirella, ma ho avuto tre o quattro uomini che ho amato molto. E con lei non c'è stata mai nessuna gelosia". Nessun figlio dalla moglie; ma forse più d'uno, per sua stessa ammissione, sparsi in giro per l'Italia, frutto dei suoi amori giovanili. I successi li ha costruiti con due armi: le sue parole e il suo corpo. Era lui il "signor Hood" di una canzone che gli aveva dedicato Francesco De Gregori: "con due pistole caricate a salve e un canestro pieno di parole".

Fonte: http: www.ansa.it